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GLI SPETTACOLI

Caterina Pontrandolfo
Folk Trio 

canti, danze e fiabe della tradizione lucana

Concerto spettacolo ideato e diretto
da Caterina Pontrandolfo

 con Caterina Pontrandolfo, voce
 Paolo Del Vecchio, chitarra, bouzouki
Francesco Paolo Manna, percussioni

Si ringrazia la ricercatrice Silvia Lacertosa per la gentile concessione dei materiali inediti della Raccolta delle Fiabe Lucane di Aurora Milillo
Il repertorio del Caterina Pontrandolfo Folk Trio, già presentato con successo lo scorso anno a  Salerno nell’ ambito delle Giornate Demartiniane, e forte di una bella stagione di concerti,  è una tessitura di canti lucani di tradizione orale (ninna nanne, canti all’ altalena, canti a cupa cupa, di trebbiatura, di raccolta, tarantelle, lamenti, canti sacri) che  raccoglie tutta l’esperienza e la passione dell’ artista lucana per queste antiche testimonianze musicali delle comunità contadine lucane. Il racconto musicale del ciclo delle stagioni e del lavoro contadino, con il suo succedersi di nascite, feste, lutti, nel corso del quale, affiancata da musicisti sensibilissimi (Paolo Del Vecchio, chitarre e Francesco Paolo Manna, percussioni e suoni) tenta di far riaffiorare la cultura musicale ancestrale della sua terra: la Lucania.

Per il Festival Ethnoi il repertorio del Folk Trio si integra con alcune narrazioni e fiabe lucane inedite che fanno parte dell’ importantissima  ricerca sulla fiaba lucana che l’ antropologa Aurora Milillo condusse in Lucania, materiale custodito presso la Discoteca di Stato a Roma.

L’incontro di Caterina con la ricercatrice e antropologa Silvia Lacertosa, che ha lavorato su queste preziosi materiali raccolti da Aurora Milillo, è l’ occasione per creare uno spettacolo concerto che intesse canto e fiaba. Inoltre la recente partecipazione dell’ artista lucana

Il canto, la fiaba, la tradizione orale lucana, un magma incandescente, un orizzonte mitico, un repertorio vasto e articolato che è magari noto agli studiosi e ai ricercatori, ma che deve incominciare ad avere la diffusione, il riconoscimento e il ruolo che merita nella storia della musica popolare e delle tradizioni del sud.

Caterina Pontrandolfo, riconosciuta e instancabile interprete del repertorio lucano,  considerata una delle voci più interessanti del panorama folk italiano, sta dedicando a questa missione gran parte del suo percorso artistico.

Per questo suo lavoro sul canto lucano, che unisce voce, corpo e teatro, Caterina Pontrandolfo è di recente stata premiata a Napoli per il suo spettacolo “Canto in casa” con il Premio Miglior Spettacolo “Il Teatro cerca casa” per la Stagione 2015/2016 diretta da Manlio Santanelli con la seguente motivazione:

per averci fatto posare lo sguardo su luoghi remoti, senza altro supporto che la voce, la musica, il corpo…per aver dato vita ad uno spettacolo che fa della vicinanza un valore e aver costruito su questo valore una cassa armonica di suggestioni antiche e sentimenti lontani…per aver portato alla luce, grazie all’ attualità del teatro, un mondo sommerso dalla memoria e averlo raccontato con voce splendente di verità…per aver destabilizzato, con una costruzione teatrale assolutamente originale, anche gli sguardi più avvezzi alla scena.” (29 settembre 2016)

 

L'uomo che racconta
le favole

di e con: Sergio Diotti
musica dal vivo: Andrea Branchetti (organetto diatonico)

 

Sergio Diotti, il Fulesta, prosegue nel suo lavoro di recupero del patrimonio di storie popolari dell'Emilia-Romagna, ma parte da tempo anche all’incontro con culture, narrazioni, repertori “altri”.
In questi ultimi anni infatti ha presentato con successo gli spettacoli del “Ciclo del Fulesta” in molte programmazioni italiane e all’estero (Francia, Belgio, Spagna, Svizzera, Canada, Brasile, Argentina, Gran Bretagna…).

"Racconto storie, immagini e personaggi della mia regione, proponendole al mondo. Ripesco storie e modi di raccontare da una tradizione quasi scomparsa, direi impalpabile, senza neanche l'appoggio di un "maestro" o predecessore cui fare riferimento; ma vivo questa tradizione come un qualcosa di concreto e importante anche oggi, nel suo farsi e disfarsi, rinnovarsi, autoalimentarsi…

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Come in mare cosi in terra

Racconti di potere, sangue e uomini liberi
liberamente tratte da Fioravante Rea da 
fiabe e leggende popolari mediterranee.

con Fioravante Rea - regia di Igor Canto
musiche di Carlo Faiello

Descrizione: G:\Documents and Settings\Fioravante\Desktop\RICERCA -UCCELLO GRIFONE\Immagini dell'uccello grifone\images 4.jpg


“Come in mare così in terra”
è uno spettacolo dedicato all'arte del racconto popolare e alla sua tradizione sociale e culturale. Un viaggio nell'universo della fiaba e della leggenda, esploreremo insieme, attraverso la narrazione alcune storie più fantastiche ed espressive della tradizione regionale. Storie che affondano le loro radici in miti e simboli arcaici e distinguibili in tanti racconti transnazionali: dove i contenuti sono strettamente riconoscibili dall’umanità intera.
Il primo racconto è una fiaba, “L’auciello grifone”, conosciuta anche come, “La fiaba dell’osso che canta”, questa fiaba è una classica tragedia a lieto fine di carattere “Shakespeariano”. Racconta di sovrani, di sangue e di potere, dove il fantasma di un principe a distanza di molti anni cerca giustizia: un padre soffre la perdita del figlio ucciso dal fratello e un pastore sposa una principessa e diventa re.
Raccontata in un modo originale, questa storia affascinate e senza confini è adatta sia a un pubblico adulto sia giovanile. Una fiaba, dove la commedia si alterna alla tragedia e la musica attinge a sonorità di forte richiamo alla tradizione mediterranea. Riscritto e recitato in un linguaggio semplice, dove la lingua italiana e napoletana si mescola con naturalezza permettendo a chiunque di comprendere la bellezza di questo racconto. Questo “cunto” èpresente in molte regioni d’Italia dal nord al sud, fino a sconfinare in Europa con i fratelli Grimm ed anche nel resto del mondo. Questa storia, come tutte le fiabe, è ricca di archetipi, simboli profondi e regole di comportamenti strutturali del vivere comune. Questo racconto viene per ricordarci che l’assassinio e un crimine che a distanza di tempo, anche se celato, “sepolto”, alla fine "viene alla luce" e la giustizia è possibile, anzi, la giustizia diventa necessaria. Il tema centrale è l’uccisione del “fratello”, un tema forte che ricorda il noto racconto di Caino e Abele, il “proto assassinio”.
L’assassinio del fratello o di un parente stretto è un tema di solito presente nei racconti molto antichi, fin dalle società pre-moderne e non solo; questa storia è legata ai miti di fondazione e oggetto di ricerca antropologica ed esempio di narrazione orale internazionale.
?Pensandoci bene gli stessi imperi moderni, le nostre stesse civiltà non vengono, forse, ancora oggi, costruiti sull’uccisione del “fratello” nel senso più ampio del termine?

 

ETNA

Storie popolari alle pendici del vulcano
Cunti di e con Alessio Di Modica

Lo spettacolo è un ciclo di racconti ispirati alla letteratura orale dei paesini alle pendici del Mongibello (antico nome dell'Etna), che narrano cosa vuol dire per uomini e donne vivere in questo luogo in cui per secoli il ventre della terra ha vomitato fuoco e leggende che sono diventate rocce scure. Il nero deserto lavico, dove nulla di umano sopravvive, confina con la natura più selvaggia e variegata che nutre la gente di ricchezza e mistero. Di eruzione in eruzione la roccia si è alzata imponente sul mare azzurro dell'isola verso il cielo fino a ingoiarne le creature. I vulcani sono gli ultimi posti di resistenza della terra rispetto all'uomo, in cui la natura può uomo, in cui la natura può affermarsi senza esserne modificata o senza subire lo snaturamento che gli esseri umani mettono in atto per adattare l'ambiente alle proprie esigenze, troppo spesso senza rispetto alcuno per l'assetto naturale delle cose. Ai piedi di un vulcano l'uomo non può modificare nulla, può solo accettarne la potenza e adattarsi alla precarietà dettata da improvvisi risvegli, eruzioni, esplosioni e riuoti. Questo legame per forza di cose diventa simbiosi e muta semplici uomini in esseri soprannaturali nel bene e nel male: le ragazze diventano creature bellissime e i ragazzi carusi incantevoli, mentre maghi, indovini, suore, preti, nobili sono esseri al servizio di Cifaro (Lucifero) o di Dio. Così nascono miti e leggende nei paesini alle pendici del vulcano più grande e più attivo d'Europa: l'Etna, ritenuto per secoli la porta per l'aldilà (solo di recente è diventata la porta per l'inferno). Le vicende dei personaggi vengono narrate attraverso l'arte del Cunto siciliano, con fiato di fuoco e respiro di zolfo, in uno scenario lunare di pietre laviche, castagni e querce secolari all'ombra della "Muntagna" che decide, "brama rancura", si risveglia, distrugge, “ abbrucia ” e poi s'ammutolisce.